martedì 18 aprile 2017

DISEGNARE IL CAOS (Mess Painting)

Vi siete mai chiesti che cosa vi tenga alla larga da un pennello o una matita nonostante ogni tanto vi capiti di aver voglia di sfogarvi su un foglio di carta?
Il nostro più grande nemico è l'aspettativa. Crescendo abbiamo imparato a lavorare bene, a cucinare bene, a pulire bene. Tutti, persino noi stessi, ci aspettiamo di essere sempre all'altezza. Per questo spesso si ha paura ad uscire dalla nostra "comfort zone". Troviamo mille scuse per non provare quella nuova disciplina sportiva, evitiamo il corso di cucina anche se ci piacerebbe, non abbiamo mai tempo per sperimentare quelle nuove ricette viste su internet, non iniziamo mai a scrivere quel libro che avevamo in mente, non proviamo il nuovo taglio di capelli perché "Se poi non mi sta bene?".
Abbiamo una paura tremenda del fallimento, e questo è un freno che ci impedisce di crescere e di migliorarci.
L'Arte-terapia può venirci incontro per superare questo blocco. Ma che cos'ha di diverso per cui non dovremmo temerla come gli esempi che ho appena fatto? Semplice: l'Arte-terapia funziona perché non ha nessuna pretesa. Non è un corso di disegno, nessuno indica come svolgere un lavoro, e neppure ne giudica la riuscita. Provare non costa niente. E' sufficiente un vecchio giornale o dei grossi fogli di carta da pacchi e 8 pennarelli colorati (o per i più attrezzati pennello e colori acrilici). Con un orologio davanti iniziate a disegnare linee e forme su uno dei fogli seguendo una sola regola: non disegnare niente che esista realmente. Va bene ispirarsi a forme conosciute ma queste non dovranno essere rappresentate. Si riempie la superficie della carta per due minuti, poi si gira e si ricomincia daccapo. Non esiste un modo giusto o sbagliato per procedere, va solo fatto senza pensarci su. Tutto sarà meravigliosamente casuale. Si va avanti per venti minuti cambiando il foglio ogni volta che le due facce sono riempite, ma non prima dei due minuti per faccia.

The Key, 1946 Jackson Pollock

Al termine non si deve fare altro che rimettere in ordine, facendo attenzione a riporre con cura tutti i materiali.  Alla fine cercate di capire come vi sentite. Svuotati? Euforici? Sereni? Sarà un'esperienza totalmente personale e soggettiva. Questa tecnica dà ottimi risultati nel contrastare la depressione e superare blocchi creativi ed i risultati sono davvero incredibili... Provare per credere. Tuttavia quello svolto è soltanto un primo passo: attraverso un immagine visibile viene portato alla luce ciò che è conscio per consegnarlo alla consapevolezza. Durante una seduta arteterapica in atelier, questo processo avviene all'interno di un gruppo di persone, con la mediazione del terapeuta. La trasposizione di quanto realizzato, dei sentimenti provati, delle sensazioni e delle impressioni in parole rende completo e costruttivo il percorso svolto. Lo step finale può fare un po' paura, ed è comprensibile. Si tratta di mettere nelle mani di completi sconosciuti tutto quello che rappresenta in maniera profonda il nostro essere. Mettersi a nudo può far sentire vulnerabili. Ma non è così difficile come può sembrare. All'interno del gruppo si è tutti allo stesso livello, e non si temono giudizi. Loro custodiranno ciò che sanno di me come io lo farò con loro: si instaura infatti un clima di fiducia e solidarietà fin già dai primi incontri. Provare per credere!

giovedì 16 febbraio 2017

COLORARE UNA GIORNATA

Tutti noi, chi più e chi meno, abbiamo il costante impulso di creare. C’è chi lo reprime perché il lavoro e la famiglia sottraggono tempo, perché si tende ad impiegare i ritagli di giornata in modo più “utile” o perché non ci si sente a proprio agio con l’atto di creare qualcosa, si temono le critiche, magari reduci dalle fallimentari esperienze scolastiche.
Eppure l’impulso di creare è il più naturale che ci possa essere. Prima ancora di imparare a camminare i bambini impazziscono di gioia quando possono colorare un foglio di carta o mettere insieme delle forme solide. Alcuni pensano che sia la firma di Dio, il Creatore e se vogliamo “creativo” per eccellenza. Perché allora non assecondare questo bisogno? Purtroppo la società del “benessere” ci insegna che per essere felici bisogna possedere. Possedere ingenti conti in banca, possedere case, possedere beni materiali, televisori con 50 pollici, l’ultimo iPad… Per fare questo si deve produrre, lavorare ed il mondo è sempre più stressato. Nessuno ha una ricetta segreta per sentirsi bene con sè stessi ma perchè non provare ad ascoltare di più le nostre richieste più profonde? Prendere il treno, sdraiarsi sul prato, guardare le nuvole, leggere un libro o, perché no, guardarne solo le figure? Fotografare il mondo che ci circonda, giocare, disegnare? Saint Exupery scrisse: “Tutti sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”. E chi non invidia la vita che faceva da bambino? Le preoccupazioni ci sono e ci saranno sempre nella vita di ogni adulto, ma reimparare ad ascoltare di più sé stessi, la propria voglia di creare, di giocare, di vedere il mondo con occhi diversi può cambiare radicalmente la qualità del nostro tempo. Per questo non esitate, mollate per un attimo l’idea della pausa-caffè o della pausa-sigaretta e provate a fare una pausa-felicità. Guardate fuori dalla finestra, ascoltate il battito del vostro cuore, sentite ciò che vi circonda, amate i colori dell’autunno o la discrezione del velo di nebbia o l’allegria del raggio di sole. Usate quei cinque minuti per prendere un foglio di carta e creare. Se non vi sentite a vostro agio a disegnare coloratelo, scriveteci sopra anche cose senza senso, divertitevi… E vedrete che tutto cambierà subito colore!