mercoledì 6 marzo 2019

GLI ATELIER DI ARTETERAPIA

Pronunciando la parola "atelier" mi è sempre venuta in mente una stanza luminosa, asettica, dove l'artista svolge il proprio lavoro nella perfezione e nella sacralità della propria arte. L'atelier in Arteterapia assume un significato del tutto diverso: si tratta infatti di un ambiente sì arioso, ma anche molto informale e allegro. Questo non significa che ci sia confusione, tutt'altro. Tutto deve essere riposto in maniera rigorosa nel rispetto di chi potrebbe aver bisogno di uno strumento oppure di un materiale. Rispetto all'atelier dell'artista dal sapore accademico è assente il rigore per la tecnica. O meglio, la tecnica può essere applicata, se lo si desidera, ma solo a scopi espressivi. L'arteterapeuta, infatti, mette a disposizione le proprie competenze proprio a tal fine.
Esempio di atelier di Arteterapia
In pratica la tecnica è soltanto il mezzo per ampliare il più possibile il vocabolario espressivo.
 "Gli atelier sono i luoghi dove si guardano le opere delle persone: forme e colori. Lo spazio di questi atelier è preposto a favorire l'incontro con l'espressione artistica, sia essa modesta, articolata o complessa. Questo concetto è ben spiegato dalla testimonianza di una paziente che frequenta da molto tempo un atelier di Arteterapia: "Ecco l'atmosfera che si trova quando si entra in un atelier di pittura rispetto a quella di altri ambienti di cultura: nell'atelier di espressione plastica ci si esprime con il disegno e la pittura, è tutto un parlare di toni, forme, ombre, luci e colori che uno preferisce; l'atmosfera di lavoro è di cooperazione, come accade all'interno di un gruppo di amici o colleghi. Si disegna, si schizza, si dipinge molto, si scambiano delle idee di lavoro e si dipinge qualche cosa di coerente, pieno di amore e di attaccamento. Non si è rivolti solamente alla pittura, ma si cerca anche di esprimere una domanda di aiuto, di collaborazione, ed un desiderio di guarigione". I nostri atelier hanno lo scopo di aiutare i pazienti a riscoprire il mondo e reinvestirlo senza temerlo." A. Denner, Arteterapia: metodologia e ricerca.
La disposizione degli arredi, la luminosità data da ampie finestre, l'accessibilità ai materiali, tutto nell'atelier è studiato per fare in modo che chi ne fa uso abbia la possibilità di esprimersi e comunicare nel modo più libero possibile.

giovedì 28 febbraio 2019

IL DISEGNO INFANTILE: I RAPPORTI TRA GLI OGGETTI E LA PROSPETTIVA

Vi siete mai fermati ad osservare attentamente i disegni dei vostri figli o nipoti? i disegni dei bambini hanno sempre molte cose interessanti da raccontare. La prima cosa che notiamo è il soggetto. Di solito il bambino rappresenta qualcosa che lo ha colpito: tutto si sviluppa attorno ad una vicenda o un soggetto principale.
Di solito questo ha dimensioni maggiori. Se le dimensioni invece sono ben proporzionate tra loro, e tutti gli oggetti e personaggi ricoprono più o meno lo stesso spazio è possibile che il bambino si senta poco stimolato dall'ambiente che lo circonda, che la sua partecipazione sia scarsa o che possa percepire la mancanza di un legame emotivo tra gli oggetti o le persone che rappresenta. Il soggetto principale della storia, però, si distingue non solo per le dimensioni, ma anche per la collocazione: di solito, infatti, è rappresentato al centro del disegno ed attorno ad esso gravitano tutte le altre figure. Se il bambino, in un contesto di sufficienti stimoli, disegna tanti oggetti o personaggi separati tra loro senza alcun legame apparente è perché li percepisce come separati. Bisogna indagare su un possibile disadattamento psichico se la cosa si protrae con insistenza dopo gli otto anni.
Crescendo il bambino sviluppa progressivamente  il concetto di prospettiva. I soggetti cominciano a poggiare su una linea di terra ed il cielo è una banda azzurra. Poco a poco la striscia celeste va a diventare un fondo pieno e compatto, in concomitanza della sempre maggiore padronanza del bambino sullo spazio che lo circonda. Un primo abbozzo di prospettiva si può avere quando più oggetti si trovano su più piani del disegno. Tuttavia il bambino non tiene conto della differenza di proporzioni tra un oggetto vicino ed uno lontano: lo spazio è solo un sipario che esiste solo in funzione della narrazione che si appresta a dare con la propria opera. Soltanto quando il bambino avrà raggiunto una maturità logica ed affrontato il frustrante problema delle linee diagonali nella prospettiva allora sarà in grado di aderire ad una visione realistica ed univoca dell'oggetto passando dalla valorizzazione soggettiva dei vari aspetti della rappresentazione ad una più oggettiva ma anche meno fresca e spontanea. Ricordiamoci quindi che gli errori di rappresentazione prospettica non sono altro che una cifra stilistica legata al percorso evolutivo del bambino, e non un limite da correggere a tutti i costi.